CONVERTITEVI: IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO –

RICEVETE NELL’EUCARESTIA IL MIO SPIRITO

Mt 3,1-12

Nel brano che la liturgia ci presenta questa domenica ci sono tre termini che è importante esaminare perché se non si comprendono bene rischiano di avere nella vita del credente degli effetti diversi da quelli che l’evangelista voleva.

.Il primo è l’annunzio di Giovanni Battista nel deserto ed è un imperativo

“Convertitevi!” Questo verbo ha il significato di un cambio di mentalità che poi comporta un cambiamento nel  comportamento.

Purtroppo, in passato, l’aver tradotto questo invito di Giovanni Battista, che Gesù poi farà anche suo, con “se non fate penitenza”, ha dato il via all’immagine di un cristianesimo fatto di penitenze, di sacrifici, di rinunce, di mortificazioni; tutte parole, tutti vocaboli, tutte immagini che sono assenti nel linguaggio di Gesù.

Mai Gesù nei vangeli ha invitato a fare penitenza. Mai Gesù nei vangeli ha invitato le persone a mortificarsi, mai Gesù nei vangeli ha invitato il popolo a fare sacrifici, ma anzi, il contrario!

Poi riprendendo l’espressione di Osea, “Imparate cosa significa ‘misericordia io voglio non sacrifici’”, Gesù non chiede sacrifici verso Dio, ma la misericordia verso gli uomini.

Quindi l’invito di Giovanni Battista, il suo imperativo, è “cambiate comportamento”, che si traduce con un orientamento diverso della propria esistenza, non pensare più a sé per pensare agli altri. Questa conversione permette la vicinanza del Regno dei Cieli. Anche qui in passato ci fu un po’ di confusione; si interpretò il Regno di Dio come un regno nei cieli. Ma non è così. Regno dei Cieli è una forma che adopera solo Matteo e ha il significato di Regno di Dio. Ma perché Matteo adopera l’espressione “Regno dei Cieli”? Perché lui scrive per una comunità di giudei ed è attento a non urtare la loro sensibilità in quanto costoro non pronunziano né scrivono la parola “Dio”, ma adoperano al suo posto dei sostituti .Esattamente come facciamo noi nella nostra lingua quando diciamo “grazie al cielo”, laddove si intende ringraziare Dio, la divinità. Allora il Regno dei Cieli non è un Regno nei cieli, non si tratta dell’aldilà, ma si tratta della realizzazione del progetto di Dio sull’umanità. Lui è il “re”-servo  che governa il suo popolo, lui è il padre che si prende cura dei suoi figli. Questo è il Regno dei Cieli, quindi il Regno di Dio. Perché si dice che questo Regno di Dio è vicino e non c’è ancora? Perché questo Regno dei Cieli non scende dall’alto per un intervento divino, ma è condizionato dalla collaborazione degli uomini attraverso l’accettazione delle beatitudini proposte da Gesù, un mondo di valori diversi.

Infatti Gesù nella prima beatitudine proclamerà beati i poveri per lo Spirito, quelli che liberamente e volontariamente decidono di essere poveri, perché di questi (Non è una promessa per il futuro ,sarà), ma E’ il Regno dei Cieli.

Nel momento esatto in cui ci sono degli individui che decidono di orientare la propria vita al bene e al benessere degli altri, in questo stesso istante la risposta di Dio è che lui, come padre, si prende cura di loro e dei loro bisogni.

Quindi abbiamo visto il termine “conversione”, un cambio di mentalità, il Regno di Dio, la realizzazione del progetto di Dio sull’umanità infine Giovanni proclama che lui battezza nell’acqua, cioè aiuta a cambiare vita, ma poi la forza per iniziare questa vita nuova non la può dare lui.

La darà Gesù che viene qualificato come colui che battezza in Spirito Santo. Questo è talmente importante che in tutti e quattro gli evangelisti troviamo la stessa espressione della missione di Gesù.
Gesù è colui che battezza in Spirito Santo. Se battezzare nell’acqua significa immergere un corpo in un liquido esterno all’uomo in segno di un cambiamento di vita, battezzare nello Spirito significa immergere, inzuppare, impregnare la persona dello Spirito, cioè della stessa forza e della stessa vita di Dio.

Ma quando e come Gesù battezza in Spirito Santo? La risposta è nei vangeli, nel momento della cena con i suoi, nel momento dell’eucaristia,ora. Infatti nella cena, dove i discepoli si impegnano ad essere fedeli a Gesù – mangiare il pane impegnandosi a farsi pane, alimento di vita per gli altri, anche a costo di fare la sua stessa fine, questo significa bere al calice – si effonde sui discepoli e sui credenti di ogni tempo lo Spirito Santo che li rende come Gesù “Figli di Dio ”.La cena di Gesù che stiamo facendo quindi è il momento nel quale egli risponde a quanti lo hanno seguito con il dono dello Spirito Santo. Infatti, bevendo al calice, espressione dell’impegno di non porre limiti all’amore, i discepoli ricevono lo Spirito, la stessa forza d’amare del Padre.

La penetrazione di questo vino-pane nell’intimo dell’uomo è la comunicazione dello Spirito, e forza d’amore che trasforma l’uomo.

Questo ci fa capire anche  il senso del perdono: la cena del Signore a cui partecipiamo è il vero segno del perdono che Dio ci regala.