Epoca: anno 1667
Autore: Francesco Lanfranchi
Rapporto con il contesto storico originario.

Inserita in uno dei quartieri in cui maggiormente pulsava la vita cittadina, a pochi passi dall’Università, all’ombra della Torre del Comune che ancora svettava sulle case medioevali di via Dora Grossa, l’edificio, che allora era la chiesa parrocchiale di san Gregorio, ricoprì sempre un ruolo importante riunendo intorno a sé un vasto pubblico di fedeli, composto per la maggior parte da ricchi borghesi e commercianti.

Trasformatosi nella sede dell’Arciconfraternita di San Rocco, assunse un importanza anche più grande nei momenti di calamità, nelle varie pestilenze che afflissero a più riprese la città dove il suo compito didar sepoltura ai cadaveri abbandonati diventava quanto mai importante.

Uso e rapporto con l’ambiente attuale.

Accanto alla facciata ben più imponente di San Francesco d’Assisi che, a pochi passi, attrae su di se l’attenzione dei passanti, quella di San Rocco appare assai più dimessa, ma nonostante le apparenze, nasconde un’attività ben inserita nella vita cittadina. Nella chiesa, infatti, si svolgono attualmente varie attività. Gruppi istriani, calabresi, valsesiani, ne fanno il loro centro di preghiera e di riunione.

In questi anni per due volte alla settimana alla sera, il martedì e il giovedì due incontri fissi di preghiera della Comunità di Sant’Egidio di Torino e gli Amici di Lazzaro.

Alla domenica messa in italiano celebrata da don Fredo Olivero alle ore 10 e alle ore 11 messa in inglese celebrata da un  sacerdote africano e dal 2002 fino al 2011 da Padre Peter Kilisara.

 Nel sito della chiesa attuale sorgeva in precedenza la chiesa parrocchiale di San Gregorio, la quale conteneva una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie. In questa cappella, separata dal resto della chiesa da una cancellata, furono ospitati i membri della Confraternita di San Rocco fin dalla sua costituzione: era l’anno 1598.

Rivelatasi immediatamente troppo piccola per ospitarli tutti, i confratelli ottennero il permesso di ampliarla (naturalmente a loro spese); si rivolsero perciò all’architetto Carlo di Castellamonte.

Questi procedette in modo da ottenere due chiese gemelle unite in un’unica struttura, separate da un muro in senso longitudinale, con un’unica facciata ma con due portali d’ingresso, uno per i parrocchiani e uno per i confratelli. I lavori terminarono nel 1617.

Ma la Confraternita è la parrocchia (da buoni vicini) non sempre intrattennero tra di loro cordiali rapporti per cui, quando nel 1662 fu deciso dalle autorità ecclesiastiche di sopprimere la parrocchia i confratelli l’acquistarono e decisero di trasformare le due piccole chiese in una sola più ampia. I lavori iniziarono nel marzo del 1667 su progetto dell’architetto Francesco Lanfranchi, membro egli stesso della Confraternita.

All’inizio del 1700 la chiesa aveva assunto quasi del tutto l’aspetto attuale, tranne la facciata ultimata nel 1780 e rifatta ulteriormente nel 1885.