Esterno – Sono visibili solo la facciata e il tiburio ottagonale che prospettano sulla Via San Francesco d’Assisi, costretta fra le case adiacenti, la facciata è posteriore al 1885, anno in cui deliberò l’ampliamento della via antistante. Ha due ordini di lesene e, ai lati dell’ingresso, due nicchie con timpani triangolari che ospitano le statue di San Rocco e San Espedito; sul portale una finestra circolare

 

 

 

 

Interno – Domina l’aula una vasta cupola ottagonale in cui aprono otto vetrate a piccoli riquadri bianchi e grigi, con arabeschi dorati.

Venti colonne accoppiate sostengono la trabeazione, poi il tamburo e il lanternino.

Alle pareti interne della facciata due bellissimi confessionali.

Le due cappelle laterali hanno colonne in legno dipinto a finto marmo ed un frontone sopraelevato che racchiude un ovale dipinto

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Cappella di destra – Vi è conservata in una nicchia, la statua di pietra della Madonna delle Grazie che dava il titolo alla primitiva cappella della Confraternita.
Sotto l’altare statua lignea di Sant’Aventino, protettore contro il mal di testa.La pala dell’altare rappresenta la Nascita della Vergine ed è opera di Giovanni Antonio Mari (II metà sec. XVII)

Cappella di sinistra – L’altare ospita un pregevole gruppo ligneo con la Crocefissione: è opera di Stefa

no Maria Clemente (sec. XXIII).

 

 

Altare maggiore – Progettato nel 1755 dall’Architetto Bernardo Antonio Vittone, è composto da marmi policromi e reca sulla cima quattro statuette dorate intercalate da candelabri. Le statue rappresentano quattro dottori della Chiesa. Sotto la mensa è conservata l’urna con la reliquia di San Rocco.

Presibiterio – Il pavimento è un intarsio di lastroni di marmo variamente colorati; la balaustra risale al 1745 ed è opera di Giovanni Battista Morari (fine sec XVIII).
Nella nicchia absidale campeggia la statua lignea del santo scolpita da Pietro Botto, collocata inizialmente sulla facciata esterna (sec. XVII).
Bellissimi gli stalli del coro scolpiti nel 1772 da Francesco Gilardi e Giuseppe Maria Bonzanigo.
L’affresco della volta rappresenta episodi della vita del santo e si deve al pittore di origine luganese Rocco Comaneddi (1791).
Alle pareti laterali due dipinti: uno di Giovanni Antonio Mari con la predica di San Rocco agli appestati, l’altro con la morte del Santo di Tarquinio Grassi (II metà sec. XVII).

Sacrestia – Piccola ma assai suggestiva, conserva un grande armadio di noce che ricopre l’intera parete ed è scolpito a colonnine, frefi e testoline di putti. Nel corridoio che la precede un lavabo di marmo del 1670 usato un tempo come fonte battesimale.

Lapidi – Oggi sono più reperibili le numerose tombe dei personaggi qui sepolti di cui vi è ricordo nel testo del Bosio. Importanti esponenti della politica e della religione qui erano deposti accanto a scienziati e benefattori, a semplici artigiani, a commercianti. Fra i sepolti della carità dei confratelli è ricordata una giovine cucitrice di Parigi, suicida per amore, ripescata dal Po.

Cenni storici – Nel sito della chiesa attuale sorgeva in precedenza la chiesa parrocchiale di San Gregorio, la quale conteneva una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie. In questa cappella, separata dal resto della chiesa da una cancellata, furono ospitati i membri della Confraternita di San Rocco fin dalla sua costituzione: era l’anno 1528.
Rivelatasi immediatamente troppo piccola per ospitarli tutti, i confratelli ottennero il permesso di ampliarla (naturalmente a loro spese); si rivolsero perciò all’architetto Carlo di Castellamonte.
Questi procedette in modo da ottenere due chiese gemelle unite in un’unica struttura, separate da un muro in senso longitudinale, con un’unica facciata con due portali d’ingresso, uno per i parrocchiani e uno peri confratelli.
I lavori terminarono nel 1617.
Ma la Confraternita e la Parrocchia (da buoni vicini) non sempre intrattennero tra di loro cordiali rapporti, quando nel 1662 fu deciso dalle Autorità ecclesiastiche di sopprimere la parrocchia, i confratelli l’acquistarono e decisero di trasformare le due piccole chiese in una sola più ampia. I lavori iniziarono nel marzo del 1667 su progetto dell’Architetto Francesco Lanfranchi, membro egli stesso della Confraternita.
All’inizio del 1700 la chiesa aveva assunto quasi del tutto l’aspetto attuale, tranne la facciata ultimata nel 1780 e rifatta ulteriormente nel 1885.
Nel 1717 veniva eretto l’altare della madonna e nel 1725 si provvedeva a sopraelevare il campanile.

Don Fredo Olivero il giorno dell’entrata nel 2003

Don Fredo Olivero il giorno dell’entrata nel 2003

Restauri – Un accurato restauro venne fatto nel 1820 e nel 1885 i lavori per l’ampliamento della via San Francesco d’Assisi ne asportarono la parte anteriore e costrinsero il rifacimento della facciata.
Durante l’ultimo conflitto, le incursioni aeree (soprattutto quella famosa del 13 luglio 19439 provocarono danni abbastanza gravi che furono però riparati con discreta sollecitudine.
Attualmente l’edificio, che dal punto di vista economico grava totalmente sul contributo della Comunità e del Responsabile don Fredo Olivero.