Una visione complessiva, condivisibile sulla  fede:
l’italia, l’europa hanno ancora bisogno di fede?
Che cosa ci dicono le scelte dei cittadini ?

NOTA. E’ un tema delicato e ignorato ma centrale nella vita oggi. Quanti continuano a dire “Io non ho fede, beato te che ce l’hai!”
Vorrei fare una piccola panoramica aiutato in questo da diversi studi di storia e pastorale molto recenti e coraggiosi.

1.Molte donne e uomini di oggi pensano che per essere umani e cercare di vivere bene la propria vita non sia necessaria la fede

Questa situazione può spaventare e creare nella Chiesa delle reazioni negative. Se assunta invece come prospettiva per un’evangelizzazione rinnovata, essa apre la strada verso il volto di un cristianesimo nuovo.

Potrebbe essere questa  “la chiesa in uscita “ dai recinti sacri.

Non c’è più la coincidenza tra società civile e religiosa, non più un’adesione scontata e dovuta al cristianesimo. All’interno di una proposta libera e gratuita, si apre il tempo di un cristianesimo della libera scelta

 Le donne e gli uomini di oggi non sono meno adatti al vangelo di quelli delle epoche passate. Nella loro visione secolare della vita, laica , sono forse più disposti a lasciarsi sorprendere dal vangelo, a condizione che la Chiesa sia credibile e abbia fiducia in loro e continui a testimoniare ciò che per grazia le è concesso di essere, senza proselitismi ma per eccesso di gratitudine, in modo che la sua gioia sia piena.

2.Scendendo nei dettagli. Una nuova geografia per la fede:4 aree geografiche in europa.
In Italia e in Europa possiamo intravvedere quattro aree geografiche, che delineano una mappa diversificata rispetto alla fede e quindi richiedono attenzioni diverse per l’evangelizzazione.

2.1. Dalla rottura alla dimenticanza
La prima area è quella interessata a una vera e propria espulsione della fede dal quadro culturale, fino  a cancellare le tracce del cristianesimo. Questa situazione interessa più visibilmente la Francia, il Belgio(Vallonia) e i Paesi Bassi, paesi nei quali il cattolicesimo sembra non fare più parte dell’universo culturale. Si tratta, per questa parte di Europa, di una vera e propria rottura nei riguardi della Chiesa e del cristianesimo, considerati “nemici dell’uomo”, della sua libertà, della sua realizzazione. È da notare che questa situazione di rottura è ora seguita da un’altra, più preoccupante: quella dell’oblio, della dimenticanza rispetto al cristianesimo e alla sua storia. Le nuove generazioni semplicemente non sono a conoscenza della proposta cristiana.

2.2. La continuità parziale della pratica tradizionale
Una seconda area è caratterizzata dalla permanenza di larghe tracce di tradizione cristiana, anche se già segnate da un processo di secolarizzazione importante. L’Italia rappresenta in qualche modo questa configurazione, che riguarda alcuni paesi del sud dell’Europa, come la Spagna e il Portogallo, oltre alla Polonia come eccezione tra i paesi dell’est. È una situazione caratterizzata da un processo di secolarizzazione delle mentalità ma non tale da soppiantare le tracce dei riferimenti cristiani e le abitudini religiose. Questa permanenza della memoria cristiana e delle sue manifestazioni dentro mentalità sempre più secolarizzate sembra resistere al tempo, come testimonia la buona salute della religiosità popolare. È una situazione che costituisce allo stesso tempo una risorsa e una difficoltà per l’annuncio del vangelo.

2.3.La religione privata
Possiamo individuare una terza area rispetto alla fede. Riguarda specialmente i paesi dell’est che hanno subito la lunga dominazione della vecchia Unione Sovietica. Questo tempo “lungo” (1946- l989) è stato segnato dall’accanimento delle persecuzioni, dalla distruzione dei valori morali cristiani, dall’affermata e vissuta negazione dell’esistenza di Dio. La fede cristiana è stata custodita, in questi paesi di dominazione sovietica, in un clima di clandestinità, dentro le famiglie, grazie alla testimonianza dei nonni e delle nonne, dei padri e delle madri. La caduta del muro di Berlino e della Repubblica Sovietica (1989) hanno segnato il ritorno pubblico della fede cristiana nei paesi dell’est. Ma la liberalizzazione dopo un lungo tempo di clandestinità porta due contraccolpi significativi: lo stemperamento della fede (senza un avversario, la fede sbiadisce) e la sua continuità in forme piuttosto private, fondamentalmente culturali, con scarsa incidenza sulla vita personale e pubblica.

2.4.La serena non religiosità
Va infine segnalata la situazione della Germania orientale e di paesi come la Svezia, la Repubblica Ceca e ormai anche l’Olanda. È un’area che presenta una specificità unica in Europa per quanto riguarda il rapporto con la fede. Ufficialmente nell’ex Germania dell’Est c’è il 4% di cattolici e il 21% di protestanti. Il resto della popolazione (il 75% circa) è semplicemente e serenamente areligioso. Si tratta di una non religiosità sentita come normale, che non sorprende nessuno: un’areligiosità pacifica. Se qualcuno nell’ex Germania dell’Est pone la domanda: “Lei crede in Dio?”, si sentirà rispondere: “No, sono completamente normale”. Ci troviamo in un contesto areligioso stabile, eccezionalmente resistente a ogni sforzo di missione, e bisogna guardarsi bene dall’insinuare che l’homo religiosus della Germania orientale sia per questo meno attento e sensibile ai valori umani dell’ homo religiosus della Baviera o della Polonia o del resto dell’Europa: su questo aspetto, la situazione in Germania orientale è uguale, e per certi versi migliore, di quella della Germania occidentale, ancora fortemente strutturata dal cristianesimo. Siamo di fronte a una “terza generazione  di individui senza confessione religiosa”. Si veda il paragone significativo stabilito da una rivista francese tra Germania orientale e il resto dell’Europa rispetto a valori come la famiglia, il lavoro, il tempo libero, l’amicizia, la libertà sessuale, il divorzio e l’aborto.

3.Questa Europa però è anche in ciascuno di noi
Lo riconoscono alcuni cristiani credenti e “catechisti “italiani. Alla domanda: “Quali di queste aree ritrovate nelle vostre parrocchie’?”, rispondono che sono presenti tutte e quattro.
Dicono che ci sono credenti che si sono allontanati dalla Chiesa con un sentimento di aggressività, persone che continuano la pratica cristiana ma con una mentalità profondamente secolare, uomini e donne che hanno una religiosità privata, “a la carte” ritagliata a misura sui loro gusti personali, e infine persone che sono tranquillamente non credenti ma ricche di una loro interiorità e di una “spiritualità” non religiosa.
Quello che colpisce maggiormente è il fatto che questi cristiani ammettono:
“Ritroviamo queste quattro aree nelle nostre famiglie e a essere onesti dentro ognuno di noi”. (…) Intuiamo come mai la situazione attuale non sia una disgrazia, ma al contrario costituisca un’opportunità per una nuova stagione della fede

Quale? 
Camminiamo verso un tempo nel quale le persone, proprio perché immerse in un pluralismo culturale e religioso, sempre di più sceglieranno se essere cristiane o meno. La cultura attuale, infatti, non trasmette più la fede, ma la libertà religiosa. I cristiani di domani sentiranno la loro fede come una grazia in più rispetto al loro percorso umano, sentiranno che la fede nel Signore Gesù di Nazareth  è la grazia di poter vivere la propria vita animati dallo Spirito . Lieti di essere in mezzo a uomini e donne che la pensano diversamente, ma sempre pronti a dare ragione della speranza che è in loro.Come ci testimoniano gli Atti degli Apostoli, lo Spirito Santo è già un passo oltre, non indugia mai in un posto. “Giocare d’anticipo” significa impiegare la propria passione evangelica e le energie pastorali per servire il volto futuro del cristianesimo, quello che lo Spirito Santo sta da tempo preparando in Europa.
Con uno sforzo di immaginazione possiamo pensare che questo cristianesimo avrà tre tratti principali e sarà:

Una proposta di libertà… per gli uomini e le donne 

Una proposta di gratitudine…verso Dio

Una proposta di comunità…per condividere la fede se trova una esperienza comunitaria.

DOBBIAMO PERO COMINCIARE ORA A COSTRUIRLO.

Il tempo del COVID19 ci dice che avverrà presto,che i cambiamenti sono più veloci  di quanto abbiamo pensato sinora 

Fredo Olivero. Torino, 2020.9 San Rocco