GIOVANNI 8,1-11

VERSETTI PERICOLOSI E DEVIANTI

Scribi e farisei interrompono l’insegnamento di Gesù per condurgli una donna “sorpresa in adulterio” (Giovanni 8,3).

In un ambiente in cui i matrimoni erano combinati dalle famiglie, questo era il minimo. Il matrimonio era un patto tra parenti per mantenere le proprietà in cui si offriva una soluzione ai figli. Ma l’amore nel cuore degli uomini vi è sempre, anche se difficile da praticare di fronte al controllo sociale ed alla scelta di vita fatta da altri e subita dai giovani.

La legge di Mosè era chiara sull’adulterio della donna :“Quando una donna è sposata ad un uomo, trovandola a giacere con un altro, condurrete entrambi alla porta della città e li lapiderete entrambi” (Deuteronomio 22,23-24), cioè li metterete in una buca e li colpirete con grandi pietre.

La donna che conducono a Gesù è stata sorpresa con il suo amante. E l’uomo? La fa franca, ieri come oggi. La donna viene portata davanti a Gesù a cui chiedono: “Mosè nella legge ci ha comandato di lapidare “queste”. Tu che ne dici?” (Giovanni 8,5) (La lapidazione è prevista nel primo anno, quando gli sposi promessi non convivono. Dal secondo anno è previsto lo strangolamento). E’ quindi una donna, sicuramente minorenne, di 15-16 anni, sorpresa con un uomo diverso dal marito promesso. Chiedono a Gesù di pronunciarsi: qualunque cosa dirà lo metteranno in difficoltà o con la gente o con il tempio e le sue leggi. Non ha scelta (pensano) “Dicevano questo per metterlo alla prova” (Giovanni 8,6).

Gesù non risponde. Si china e scrive con il dito per terra. Questo gesto richiama aspetti conosciuti della scrittura. La denuncia di Geremia “O Signore, quanti si allontanano da te saranno scritti nella terra, …. Perché hanno abbandonato il Signore fonte di acqua viva” (Geremia 17,13). Essere scritti sulla terra significa essere messi tra i morti: per Gesù, scribi e farisei, sono agenti di morte perché non amano il Signore, perché vogliono uccidere l’adultera ed anche Giovanni, infatti, ci dice che “chi odia il fratello è omicida” (1 Giovanni 3,14).

Scribi e farisei vedono la brutta piega della situazione ed insistono ad interrogarlo e pronunciarsi. Gesù smette di scrivere in terra, si alza e dice Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei (Giovanni 8,7). Poi riprende a scrivere per terra. Ha invitato ad eseguire la condanna a  condizione di essere senza peccato. Restano spiazzati e contro l’adultera nessuno scaglia la pietra. Alla spicciolata se ne vanno “uno per uno, cominciando dagli anziani” (i membri del Sinedrio) che avevano portato la ragazzina adultera e che potevano eseguire la sentenza.

Spariti gli accusatori, Gesù rimane solo e la donna in mezzo tra la “misera” donna e la misericordia di Dio. rivolgendole la parola, Gesù non la rimprovera, ma le chiede “Dove sono finiti quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?” (Giovanni 8,10). “Nessuno” dice la donna. Gesù non emette giudizio contro di lei, non è suo compito, lui “non è venuto per condannare, ma per salvare”. Dice “Neppure io ti condanno. Va e d’ora in poi non peccare più” (Giovanni 8,11).

Prende le distanze dalla legge e ci presenta un Dio diverso: che perdona senza alcuna condizione, offre il suo aiuto, la ama profondamente. E questo perdono senza condizioni di un Dio che ama profondamente, che offre il suo amore misericordioso a tutti, meritevoli o ingrati, crea problemi nella comunità e non solo tra gli scribi e farisei.

Questo brano verrà rifiutato dalle comunità: da quella di Luca che lo toglierà per timore di concedere alle mogli l’impunità di peccare come se questo “d’ora in poi non peccare più” avesse concesso licenza di peccare (dirà S. Agostino). Almeno per un secolo non accettarono questi versetti perché scandalosi, ma passeranno tre secoli prima che Girolamo li inserisse in Giovanni (cap. 8,1-11).

La misericordia di Dio scandalizza anche i suoi seguaci. Non facciamoci scandalizzare anche noi!

Accogliamolo, il nostro Dio che è grande nell’amore! Sa solo amare e perdonare: Dio è grande nell’amore, anzi è amore misericordioso.