DIO E LA NOSTRA FELICITA’: SI POSSONO ASSOCIARE?

di  Fredo Olivero

Dopo anni di “lavoro pastorale” e sociale, penso che il mio compito oggi (come in passato) sia proprio questo: dimostrare che si può vivere da credenti nel Dio proposto da Gesù di Nazareth e cercare una vita felice, serena, piena di gioia, senza negare la fatica di vivere.

Non è frequente legare l’idea di Dio all’idea di felicità. Si può constatare che molte persone che sentono parlare di Dio (e della religione) lo associano a proibizioni,a fare cose che non ci piacciono, pensanti e sgradevoli.

Dio, per molti cristiani (e non), è un giudice implacabile, che crea in noi sensi di colpa, di paura. E’ un essere onnipotente e terribile che castiga i cattivi ed anche i “buoni” appena sbagliano.

Un Dio così – con la proposta di Gesù di Nazareth – è inconciliabile e, per un credente adulto, inaccettabile,insopportabile.

Siccome tutti noi, uomini e donne, vogliamo nella vita essere felici, vediamo in questa proposta di Dio e della religione un attentato alla felicità che  ci complica la vita più di quanto la vita sia già complicata.

Comprendiamo così perché tanta gente non vuole saper nulla di questo Dio e lo rigetta (insieme alle forme organizzate di religione). Lascio a parte le persone che, riflettendo sul problema del male, scartano l’idea di Dio sul piano filosofico per scelta “culturale o ideologica”.

Vorrei rispondere qui alla domanda: chi è per me Dio radicato nella mia esperienza umana di sofferenza, di ingiustizia? Come si può conciliare Dio con tanto male?

Le letture sono diverse, provo ad avanzare qualche riflessione che ci aiuti a pensare.

  1. Dio, così come è sentito, è una questione condizionata dalle istituzioni religiose (chiese) come si presentano di fronte all’opinione pubblica ed alla coscienza della gente.
  2. Le religioni appaiono alla gente inevitabilmente condizionate (nel bene e nel male) dai loro dirigenti, ciò che la gente vede, ascolta, tocca delle istituzioni religiose, dei rappresentanti ufficiali delle chiese – uomini e dottrine – con i loro pregi, limiti, ambizioni.

Sono esseri umani, ma, talora, la voglia di potere, di denaro, di ambizione ha preso loro la mano ed allora entrano nel circolo della corruzione, del dominio.

  1. Tutto questo lo fanno “in nome di Dio” di cui si dichiarano rappresentanti e gestori ufficiali. Quando qualcuno di loro subisce la tentazione del potere è probabile che la reazione della gente sia la rottura dei rapporti con chi, come il rappresentante dell’istituzione chiesa, chiede obbedienza.

La fedeltà ai valori resta, ma si crea una divisione nei confronti della   chiesa, istituzione normativa, quasi insanabile.

L’esperienza positiva di papa Francesco, dimostra quanta attesa esista, tra le persone, di un rappresentante della chiesa al massimo livello, legittimato, ma umile, che ascolta, che vive modestamente, incontra tutti, non fa distinzione di persone e di fedi.

  1. Gli “uomini di religione” che si presentano come legittimati da un potere assoluto riescono  a manipolare le coscienze delle persone, creando sensi di colpa e, con questo, ottengono l’obbedienza dei “fedeli” ed una presenza della religione nella società e nei rapporti di potere con le istituzioni. Per questo si rifanno al “Dio onnipotente”, la cui autorità non può essere messa in discussione.
  2. Nel caso del cristianesimo, sappiamo che i rappresentanti hanno il compito di “mediatori” tra Dio e gli uomini. Ma, insieme a questo, vi è una storia oscura dell’istituzione, ed uno dei suoi massimi responsabili (papa Giovanni Paolo II) ha chiesto perdono per gli scandali del passato e del presente ,che hanno ostacolato la testimonianza della chiesa anche oggi.

La chiesa, secondo i suoi rappresentanti, ha commesso e commette autentici scandali, colpe, errori,  ma insieme ha avuto autentici rappresentanti (uomini e donne eroici).

Quel che più è spiacevole è l’utilizzo del “nome di Dio” per giustificare queste cose.

Oggi, soprattutto, molte persone non vedono alcuna relazione tra Dio e la propria felicità  di vivere, anzi leggono Dio come impedimento per essere felici.

  1. Non voglio presentare un Dio più attraente, ma togliere dalla religione cristiana l’idea di un Dio,quello di Gesù di Nazaret  che non è così, non è un Dio con la cui presunta autorità si pongono sulle spalle della gente pesi ingiusti ed insopportabili.

Questo porta i credenti verso una “religiosità senza Dio” o verso una religiosità popolare che frequenta santuari, processioni, pellegrinaggi con i quali Dio c’entra molto poco.

Quindi dovremo giungere a rispondere almeno a due domande:

a)     Come è il Dio rivelato da Gesù Cristo? (e lo affronterò nella  prossima lettera)

b)    Questo Dio coincide con quello presentato nella predicazione della Chiesa?

 

Fredo Olivero,san Rocco Torino,2014.7