Giovanni 10, 1-10

 

IO SONO LA PORTA DEL RECINTO DELLE PECORE

 

Dopo aver aperto gli occhi al cieco in giorno di festa, Gesù di Nazareth viene considerato “nemico di Dio” dai farisei e dai capi religiosi.

Allora si rivolge ai farisei in modo diretto, li descrive come pastori falsi, che coprono quel che sono in realtà: briganti, lupi che si sono impossessati del gregge.

Gesù si dichiara pastore legittimo che entra dalla porta, le pecore riconoscono la sua voce.

“Il gregge” è figura biblica del popolo che Dio guida e in lui riconoscono la stessa risposta al bisogno  umano di vita piena. Ha un rapporto personale con ciascuna delle  pecore, le chiama per nome e le conduce fuori (come nell’Esodo) dal recinto che le rinchiude.

Le libera non per metterle all’interno di un altro, ma per lasciarle fuori, cammina davanti a loro per dare la garanzia della loro libertà. Queste pecore non seguirebbero un estraneo, fuggirebbero via.

Il popolo, dice Gesù di Nazareth, riconosce la voce di chi lo ama, non di chi lo vuole sfruttare.

I farisei, però, “non capiscono” che sta parlando di loro, sono ostinati, si rendono conto di dover perdere tutto il loro potere, il loro prestigio. Vogliono mantenere il dominio, non sono  disponibili al servizio. Tengono la gente sottomessa con la paura, per scelta. Perché, per loro, è solo scelta di potere.

Gesù, invece, “propone” un messaggio convincente, offerto a tutti, mai imposto.

Rivendica di essere “la porta”, il passaggio che non si chiude, che permette di uscire ed entrare, di dare piena libertà e, quindi, dignità di scelta.

Qui Giovanni aggiunge “Troverà pascolo” ed usa la parola greca “nomé” – che vuol dire alimento – molto simile a “nòmos” (legge).

Infine, va più in fondo: loro ,i farisei,sono come il ladro che viene per rubare, uccidere, distruggere. E sotto le mentite spoglie di pastori, ingannano la gente, sfruttano il popolo, si impossessano dei beni.

Poi conclude “Io sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza”.

Il suo messaggio vuole essere solo risposta al bisogno di vita piena che ciascuno porta dentro di sé.