IL DIALOGO CON I NON CREDENTI: DIALOGARE,
UN ATTEGGIAMENTO NORMALE DI GESU’DI NAZARET
L’apertura del dialogo con i non credenti è l’orizzonte normale proposto da Gesù.
Matteo presenta il Dio di Gesù di Nazareth come Padre “che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt. 5,45).
Luca sottolinea fortemente la dimensione universale dell’amore che opera tra quelli che sono esclusi dalla società civile e religiosa. “Amate i vostri nemici …. e sarete figli dell’Altissimo perché Egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi” (Lc. 6,35) e ci invita, non a sottometterci al Padre,
ma ad essere come il Padre (assomigliare al Padre).
Nella religione il credente è chi ubbidisce a Dio, osservando la legge;
nella fede cristiana proposta da Gesù di Nazareth,credente è chi assomiglia al Padre, praticando l’amore.
E Luca spiega questa contrapposizione (religione – fede) nella parabola del Samaritano (9,30-37) il cui comportamento assomiglia allo stile del Padre. Il sacerdote, infatti, e l’altro religioso (levita, servitore del tempio) per “obbedire” alla legge (della purità legale), evitano di toccare il ferito; il samaritano, invece, lo soccorre con “compassione” (atteggiamento attribuito sempre a Dio).
Credenti e non credenti si distinguono non nell’accettare o respingere formule dogmatiche, ma nei gesti concreti che comunicano vita.
Giacomo 2,19 dice “Tu credi che c’è un solo Dio . E’ giusto. Lo credono anche i demoni!” Ma la somiglianza al Padre passa per un amore capace di estendersi fino a quanti non lo meritano. “Vuoi capire che la fede non serve a nulla se non è accompagnata dai fatti?” (Giacomo 2,20).
Quindi il vangelo non si trasmette mediante proclamazioni ,missioni in cui si invitano a credere i non-credenti, ma tramite gesti concreti, scelte di vita .
CHI SONO I NON CREDENTI? CHE COSA SI INTENDE DI SOLITO?
Non sono solo gli atei dichiarati, ma quanti vengono “costretti” ad entrare in questa categoria a causa di una scelta di vita (di solito morale) che non lascia rientrare nei criteri della religione.
Sono quelli esclusi dalla religione, direi “in attesa che l’istituzione religiosa riveda i propri criteri” e torni a quelli del Vangelo.
Nella scrittura, nell’Antico Testamento “non credenti” sono i non ebrei, i “barbari”, gli stranieri pagani o idolatri, i peccatori o miscredenti. La cultura biblica ebraica è fortemente razzista. Infatti nella preghiera di ogni giorno (tre volte al giorno) l’ebreo maschio ringrazia Dio di tre cose:
non essere pagano, non essere donna, non essere ”cafone ”, ignorante.
Il Deuteronomio 19,4, commentato dal Talmud, specifica che gli stranieri vanno esclusi dal prossimo e dice che lo farà anche il Messia, prima e dopo la morte. La sepoltura di Gesù , infatti, viene fatta in terra separata. Il “campo del vasaio”, di cui parla il vangelo per Gesù, era destinato alla sepoltura degli stranieri (Mt, 27.7) e lì verrà sepolto Gesù, come se fosse uno straniero.
Nei vangeli: Dio si rivolge con amore a tutti. Dicono, infatti, che l’amore di Dio è aperto a tutti, senza discriminazioni. Non sempre è necessario “dare” qualcosa a loro(“ il non credente visto come bisognoso di fede ”),
ma la loro accoglienza ci rende ricchi: anche loro infatti possono contribuire ad arricchire la nostra . In 2 Corinti 6,10 dice Paolo “Poveri, ma facciamo ricchi molti”.
POSSIAMO FARE UNA CARRELLATA SULLE RELAZIONI STRANIERI-PAGANI DICHIARATE NEI VANGELI.
Mt 2,1-13: sono i pagani (maghi o magi ) che annunciano la nascita del loro re e provano grande gioia.
Mt. 8,5-13: il centurione pagano è un esempio di fede, dice Luca ;
La donna cananea (15,21-28) :“la tua fede è grande”.
Gv. 4: la samaritana e i samaritani sono i primi credenti.
Atti 28,2: Paolo è stupito dalla rara umanità dei barbari maltesi.
Colossesi 3,11: “Qui non c’è più né greco né giudeo, né schiavo né libero,né uomo né donna e Cristo è uno in tutti”.
Gal. 3,28: “Voi siete tutti uno in Cristo”.
Dialogo-accoglienza con i “non credenti” arricchisce la comunità dei credenti.
Tutti i popoli, infatti, sono oggetto della benevolenza di Dio (Lc. 2,14).
Però all’apertura universale del Vangelo vi sono resistenze anche dei discepoli e del popolo..
Quando Gesù è in Galilea insegna a tutti e ne fanno grandi lodi (Lc. 4,14-30). Ma a Nazaret, luogo di nascita e di vita di Gesù, no!
Infatti il sabato legge la Bibbia nella sinagoga, ma si scontra con il nazionalismo violento. Il fatto presentato: Gesù legge Isaia 61, poi lo commenta e cerca appositamente di annunciare ai poveri un messaggio di gioia, di proclamare la libertà per i prigionieri e gli oppressi, di predicare l’anno di grazia del Signore (giubileo), ma non parla della “vendetta di Dio” che c’è nel testo né di schiavizzare i non-ebrei. Pone l’attenzione sulla misericordia del Signore: è la fine dei privilegi di Israele che gli ebrei si attribuivano .
Dio non ha rivolto nessuna particolare attenzione ad Israele che non abbia dato agli altri popoli.
Amos 9,7 dice infatti : “Non siete come gli Etiopi, o Israeliti?” e si richiama alla genuina azione profetica.
Isaia 19,25: “Jahvè li benedirà: benedetto il mio popolo l’Egitto, l’Assiria opera delle mie mani, Israele mia eredità”.
Gesù dice: è giunto il tempo di accogliere l’atteggiamento favorevole di Dio con tutti gli uomini che ama (Lc. 2,14).
Ma a Nazareth (v. 22) “Tutti erano contro di lui” e dicevano “Non è il figlio di Giuseppe!” (anche lui dovrebbe essere nazionalista e violento come suo padre, se accetta la tradizione che gli ha trasmesso).
E ricordano Cafarnao, città di incroci di razze, e Gesù aggiunge constatando che (v. 24) “Nessun profeta è accettato in casa sua!” .Gv. 1,11 “Venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero”.
Prima tutti facevano grandi elogi, ora “tutti sono pieni di sdegno”: Gesù, infatti, proclama a tutti la buona notizia senza distinzioni e privilegi.
Qui si anticipa solo quanto avverrà a Gerusalemme: i luoghi “sacri” sono, per Gesù, i più pericolosi.
Tutta questa narrazione è scritta alla luce della Passione di Gesù dove l’unico l’obiettivo dei responsabili religiosi è di assassinarlo.
E dopo la risurrezione si incontra coi discepoli di Emmaus, scoraggiati e dice Luca “si aprirono gli occhi e lo riconobbero” (Lc. 24,31).
Fredo Olivero Torino,san rocco 2013.9.