Luca 24,36-43 – Toccatemi e guardate

Toccatemi e guardat36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
(Bibbia CEI 2008)
La conclusione del Vangelo ci presenta gli ultimi eventi terreni del Risorto alla presenza dei discepoli. Dal punto di vista cronologico si incrociano due temporalità che dicono consequenzialità e simultaneità insieme. La consequenzialità è il succedersi ordinato di eventi per cui alla Risurrezione seguono: annuncio pasquale, incredulità, Emmaus, apparizioni domestiche, Ascensione. La simultaneità invece è data dal fatto che Luca non separi gli eventi in più giornate, ma lasci intendere che ogni cosa sia avvenuta nel meraviglioso giorno di Pasqua. Qual è il significato di questa scelta? Egli vuole dirci che la Pasqua è la novità di Dio, il «giorno uno» della vita nuova e il dono grande che ci svela il destino di comunione eterna con Lui.

  • Stette in mezzo a loro. Dove due o tre sono riuniti nel nome del Signore, egli è lì presente in mezzo ai suoi (Mt 18,20). Si compiono nella Pasqua e nella comunione fraterna le attese del cuore. Il binomio Pasqua-comunità non è casuale. Già per gli Israeliti in fuga dall’Egitto, la Pasqua del Signore (Es 12,11) fu evento di liberazione sia personale che comunitaria. Nella comunità riunita nel suo nome, si fa esperienza di Gesù e questo vale nella preghiera, nella catechesi e nella carità reciproca. Gesù è il primogenito dei morti (Ap 1,5) e dei risorti (Col 1,18) e nella sua comunità riceviamo la sua vita.
  • Sconvolti credevano fosse un fantasma. La risurrezione della carne è una novità che sconvolge sia i discepoli, che i lettori contemporanei di Luca. Il timore di un fantasma corrisponde all’idea greco-latina della divisione nella persona in anima e corpo. Secondo il pensiero diffuso nell’antichità, la persona sarebbe composta solo da queste due dimensioni e nella morte il corpo si dissolverebbe per liberare l’anima che in esso aveva vissuto come prigioniera. Per questo si usava dire che il corpo è come la tomba/prigione dell’anima. La rivelazione biblica, invece, mostra come non solo il corpo sia importante (il Verbo di Dio si fa carne – Gv 1,14), ma tutta la persona è un’unità e non piuttosto separazione delle proprie dimensioni. Allo spirito, all’anima e al corpo si comunica il Signore, santificandoci e rinnovandoci in vista dell’unione eterna con Lui (1Ts 5,23).
  • Mostrò e mangiò. Quanto accade nel cenacolo è stupendo! Il Signore si mostra ai discepoli in carne, ossa e gloria e consegna in questo modo la beatitudine di poterne fare esperienza viva in questa terra. Perché testimoni di lui vivente essi possono diventare da discepoli ad apostoli, da discenti a messaggeri del Vangelo. Mostrare la realtà della risurrezione è consolazione, mentre mangiare insieme è condividere l’umanità nella concretezza del quotidiano. Mangiando il pesce (Gv 21,15), egli accoglie il frutto del lavoro e lo santifica, cioè lo rende prezioso agli occhi di Dio.

Nel Credo professiamo la fede nella risurrezione della carne e la vita eterna. È quanto contempliamo realizzato nel Risorto ed è offerto al nostro cuore dalla testimonianza di coloro che lo hanno «udito, veduto, contemplato e toccato» (1Gv 1,1). Ringrazio il Signore per la certezza che la mia storia, la carne e la speranza in Lui sono accolte.