RIFLESSIONE BIBLICA PER LA SETTIMANA DI PASQUA

Questa domenica nelle liturgie si leggerà il racconto della passione e morte di Gesù dopo il suo ingresso a Gerusalemme.
Si leggeranno i capitoli 22 e 23 del Vangelo di Luca.
Dopo l’ingresso a Gerusalemme, in cui Gesù viene acclamato come l’inviato di Dio, i Vangeli, con accenti particolari e diversi, descrivono un Gesù che comincia a presagire di essersi cacciato nei guai.
Al di là delle interpretazioni che i seguaci di Gesù e gli autori dei Vangeli dettero della morte del nazareno, dopo la fase di totale sconcerto che la fine violenta del maestro aveva determinato, è del tutto evidente che Gesù non voleva morire, non pensava affatto che la sua morte avesse un valore espiatore e salvifico.
I discorsi di addio  e i tre annunci della sua morte che troviamo già in Marco sono “previsioni post eventum“, cioè scritte alla luce dei fatti già avvenuti: “Alcune azioni di Gesù ci mostrano che egli non considerava la propria uccisione come un fatto certo e voluto da Dio, ma che anzi cercava un’alternativa….Nella notte drammatica del monte degli Ulivi prega Dio di non farlo morire….Non è da escludere che Gesù temesse il ripetersi del destino del Battezzatore. Lo riteneva possibile, ma non voleva che ciò accadesse” (A. Destro – M. Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli).
Gesù non aveva la verità in tasca. pur consapevole delle opposizioni crescenti, non pensava però di essere diventato così indigesto al potere politico e religioso: “In sostanza, la morte di Gesù giovava a molti, quasi a tutti: al potere politico, alla aristocrazia sacerdotale e alla leadership gerosolimitana: giovava anche agli altri movimenti”( op.cit. pag.131). 
Gesù se ne accorse quando ormai la partita era giocata. “La morte di Gesù fu, per così dire, la ricevuta della sua vita” (Hans Kung).Sono state le sue scelte “imprudenti” e radicali a causargli la morte. Gesù non si ritrasse e fu coerente fino alla fine. Il suo sogno di rinnovamento di Israele, il suo sentirsi profeta di un regno di Dio imminente, sembravano naufragare  e nessuno capirà mai fino in fondo il dolore che ferì il suo cuore il sentirsi abbandonato da tutti, anche da Dio. 
Gesù prese un abbaglio rispetto al tempo della “svolta”, dell’imminenza del regno di giustizia, ma la direzione della sua vita e la sua coerenza fino in fondo parlano a noi oggi come messaggio vitale ed attuale.
Quindi leggiamo questi due capitoli del Vangelo di Luca accogliendo la testimonianza di Gesù di Nazareth. 
La nostra vita va giocata  tutta intera contro i poteri  religiosi  e politici che opprimono, anche dentro la nostra piccola vita quotidiana.
E alla luce della storia e della risurrezione possiamo constatare che la persona e la “causa” di Gesù sono più vive che mai.
Ci è chiesto non di versare lacrime per i chiodi, la corona di spine e simili, ma di orientare la nostra vita sulle tracce di Gesù.
Allora  la passione di Gesù diventa una “lezione” per la nostra vita. 
Tanto più che essa prosegue nella “passione e morte”, nell’abbandono di tanta gente povera, migrante, emarginata. 
Dio, intervenendo a dare una vita nuova a Gesù, come mediteremo nel giorno di Pasqua , ci assicura che la causa di questo profeta sconfitto, in realtà è la via maestra per costruire già qui oggi spezzoni di un mondo “altro”.

REDAZIONE FREDO OLIVERO TESTO BASE FRANCO BARBERO 2021.4