I DIRITTI UMANI NELLA CHIESA CATTOLICA.  UNA RIFLESSIONE DURATA A LUNGO…e non conclusa

Qualche proposta per vivere secondo il Vangelo.

Nota: La chiesa cattolica sta vivendo uno dei suoi tempi migliori con Papa Francesco vescovo di Roma, ma quanto scritto, preparato prima del suo arrivo,concluso provvisoriamente dopo, vale anche dopo l’arrivo a sorpresa dalla fine del mondo del vescovo di Roma papa Francesco. Il retaggio storico resta consolidato.

INTRODUZIONE

La base dei testi che riportano parole dei Vangeli (riferite a Gesù di Nazareth) sono Matteo 16,18, Luca 23,31-34, Giovanni 21,15-17 e parlano del compito di Pietro nei confronti delle comunità.

In base all’interpretazione ed al modo di attuare il servizio dell’unità delle chiese, le chiese si sono divise nei secoli fino alle guerre di religione. E ad intere stagioni di guerre.

Solo il concilio Vaticano II (1962-1965) ha cambiato lo stile del rapporto tra le chiese.

E’ probabile che il ruolo di Pietro sia stato rivisto anche in base a Luca 22,32: “E tu (Pietro) una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”.

Oggi, però, nonostante l’arrivo a vescovo di Roma di Papa Francesco, la Città del Vaticano esprime una monarchia assoluta, spacciandola per “diritto divino” (ma questo nel Vangelo non c’è). Ci sono però altri suggerimenti evangelici di segno opposto: “Ordinò loro che, oltre il bastone, non prendessero nulla per il viaggio né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa, ma calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche” (Matteo 6,8-9).

PROBLEMA DEI DIRITTI UMANI

Il problema dei diritti umani ha relazione anche con la religione e con Dio e la chiesa cattolica affronta i problemi con profondità, senza evitarli o fingere che non lo siano, soprattutto oggi con Papa Francesco.

 Nessuna sua parola fa suppore che la chiesa cattolica, come “stato Città del Vaticano”, non abbia aderito alla grande maggioranza dei trattati sui diritti umani. invece purtroppo è così, fino ad oggi, anche se vi è un cambiamento di tendenza.

Il problema diritti umani ha acquisito molta importanza dopo la seconda guerra mondiale e la crisi delle religioni è certamente collegata alla poca considerazione che la religione cattolica ha per questi, indebolendo la sua credibilità.

La religione cattolica ha molto insistito sui doveri, obblighi, divieti, accompagnandoli con minacce di castighi per il “peccato”, soprattutto come offesa contro la divinità.

La religione richiede più l’osservanza di quanto impone la religione che la difesa dei diritti dei cittadini. Ma i diritti devono poter essere fatti valere: non basta riconoscerli a parole, nei discorsi. Non sono i benefici ottenuti dalla” bontà “del governante (questi sono concessioni, beneficienze). Fino a che punto la religione cattolica può concedere i diritti ai suoi membri? Se la religione agisce in nome di Dio, chi può pretenderlo che rinunci ?

Ogni religione ha poi un suo aspetto sociale e, normalmente, è anche una istituzione pubblica. Quella cattolica, poi, è anche uno stato (Città del Vaticano) ed il capo religioso è anche capo di stato, quindi dobbiamo parlare di diritti civili in senso stretto.

I diritti umani provengono dalla cultura cristiana, però non sono creati concretamente né dalla teologia nè dai documenti ufficiali della chiesa, ma dalla cultura laica.

Questo mette in evidenza l’ambiguità che la chiesa vive in se stessa, in quanto è organizzata come monarchia assoluta.

Giovanni XXIII cominciò ad affrontare i diritti umani, ma ignorò la dichiarazione del 1948 (Dichiarazione Universale dei diritti umani). Praticò l’amore universale, la generosità eroica, ma mancò di “rispetto” a molte persone (atei, comunisti, omosessuali, divorziati, donne ….) ed al diritto di libertà delle persone di esprimersi all’interno della chiesa.

Questo porta ad un rifiuto viscerale: la gente non vuole la “carità”, ma esige i diritti.Molti cattolici sanno che vi è un codice di diritto canonico, ma pochi conoscono che non vi è luogo per reclamare i propri diritti, perché tutti sono sottoposti al placet del capo della chiesa. La “sottomissione” è la base del diritto canonico. Non si può rispettare la chiesa (che dice di parlare in nome di Dio) e tacere davanti a fatti che la riguardano ed avvengono al suo interno. Gesù non ha taciuto davanti al potere, né religioso, né civile.

Non difendere i diritti umani è allontanarsi dalla gente e dal vangelo.

IL NODO DEL CATTOLICESIMO

La religione cattolica ha una chiesa, ma ci stiamo riferendo anche ad uno stato della Chiesa di cui è leader lo stesso pontefice romano, leader religioso e capo di stato. Partendo dalla chiesa il pontefice si richiama alla volontà divina, ma la gestione è quella di un capo di stato con tanto di ambasciatori. E i conflitti non mancano.

Oggi la chiesa cattolica, nei documenti, parla di diritti umani nel mondo, li promuove, ma non li mette in pratica integralmente al proprio interno, nella struttura di stato né nelle relazioni interne, né nella sua organizzazione interna come chiesa cattolica con i suoi fedeli. Si tratta di una contraddizione tra quel che la chiesa dice e quello che fa in rapporto ai diritti umani.

Per la “Giornata della Pace 1999”, Giovanni Paolo II dice: “Se ignoriamo i diritti umani, prevalgono ribellione e violenza”. Siamo a 50 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani, il Papa non fa cenno all’istituzione che presiede, chiesa cattolica, dove vi sono diritti che non possono farsi valere. Perché? Perché pensa che non sia tenuta ad applicarli ed adotta modalità che sono in contrasto con questo. Pensa di agire in nome di Dio e di dover rendere conto solo a lui e non a un diritto civile che comprende i diritti umani

E’ comune alla religione assumere i principi dottrinali, metterli in pratica senza mediazioni dei diritti civili. E poi avviene lo scontro tra diritti individuali e collettivi imposti in nome della dottrina interpretata dalla gerarchia (es. non accettare le donne nei ruoli di direzione) contro cui non c’è appello. Ed è ipotizzabile una uscita dal mondo strutturato della religione: senza conseguenze sui diritti individuali?  

La chiesa non vuole perdere il protagonismo sociale e politico e si impone come monarchia assoluta al suo interno.

DIRITTI DI DIO, DIRITTI DELL’UOMO

Dopo la guerra “dei trent’anni” (1648) comincia a farsi strada la tolleranza religiosa, sostituendo il “diritto di Dio” con il “diritto del cittadino” e ci si avvia verso l’accettazione dell’uguaglianza dei diritti. Questo tocca il potere ed insieme i privilegi della proprietà.Inizia il cammino di resistenza della chiesa rispetto all’idea di uguaglianza universale, dignità e diritti di uomini e donne (1790) che resiste fino a Pio X (1906). Pio XI, poi, condannò in privato e in pubblico la parità dei diritti religiosi con quelli umani che riconoscono l’uguaglianza uomo-donna.

Fino a Leone XIII: “la disuguaglianza” nei diritti e nei poteri, dice la chiesa cattolica, “viene dall’autore stesso della natura umana.” Sentì come suo dovere affermare la disuguaglianza dei diritti e dei poteri. E qui nasce la mistica della sottomissione.

Giustificata ad oltranza la gerarchia, dove risiede il diritto e l’autorità necessaria per dirigere tutti verso il fine della società, forte di una tradizione secolare, Gregorio VII autentica una mistica dell’obbedienza, che promuove la sottomissione come virtù.

Pio XII, senza nominarla, il 24.12.1948 condannò la dichiarazione dei diritti universali senza mezzi termini. Solo con Giovanni XXIII iniziò una nuova fase, ma non aderì alla dichiarazione universale dei diritti umani.

Nel 2005 Benedetto XVI parla di “legittima e sana laicità dello stato”, ma continua a credere che diritti e doveri abbiano il fondamento ultimo nella religione.

Nel 1966 l’ONU approvò due ordini di diritti internazionali

  1. in difesa della libertà individuale
  2. diritti economici, sociali, culturali

poi vi sono diritti di terza generazione: alla pace, dei consumatori, alla qualità della vita, alla libera informazione…. Hanno come riferimenti la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà.

E le autorità religiose cattoliche continuano ad ignorare i diritti umani.

STATO VATICANO E DIRITTI UMANI

Lo Stato Vaticano (Santa Sede) ha approvato una nuova legge fondamentale (2001) che è come la costituzione. Il primo articolo dichiara: “il Sommo Pontefice detiene i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.” Cioè è l’ultima monarchia assoluta, dove i diritti umani non sono garantiti come diritti. Perché? Motivo teologico: il papa è leader religioso poi politico, quindi i principi normativi, i diritti umani restano in secondo piano.

Fin da Papa Gelasio (492-496) esistono due istanze mediante cui si regge questo mondo: l’autorità dei pontefici ed il potere imperiale. Nella lettera all’imperatore Anastasio conferma la dipendenza del potere reale dal potere papale.

Poi Gregorio 7° elabora la “plenitudo potestatis” del Papa e Bonifacio 8°  “Dichiariamo: sottomettersi al Romano Pontefice è necessario ad ogni creatura umana per ottenere la Salvezza”. (Ma questo nel Vangelo non c’è!). Perchè è impossibile accettare la dichiarazione universale da parte della chiesa cattolica senza democratizzarsi al suo interno.

Quando uscì la dichiarazione universale dei diritti umani non le venne dato alcun valore (1948). Uno dei principi più radicali delle religioni è la disuguaglianza (maschi, sacerdoti, donne, semplici fedeli ….) dove i maschi sono sempre mediatori, cioè detentori del potere di “relazionarsi direttamente con Dio”

Nel 1966 il Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali dell’ONU non venne firmato perché prevedeva l’erosione della discriminazione uomo-donna.

La cultura dominante nella chiesa cattolica viene da una lettura religiosa che ha al centro il Papa come capo religioso e  “non vede” le contraddizioni con il “capo di stato” (nella stessa persona).

Provo ad elencare le difficoltà.

 I “patti” o protocolli firmati nei 4 gruppi di convenzioni internazionali  erano 103 fino a fine 1994, a cui vanno aggiunti quelli sulle donne (22.12.1995 New York), poi 1999.Diritti del bambino sul conflitto armato (New York 2000). Bambini venduti, prostituzione, pornografia (New York 2000). Contro la tortura (New York 2002). Si passa a 108 protocolli. Di tutti questi la Santa Sede ne ha firmati 13. Ed è negli ultimi posti della lista dopo Iran, Cina, Cuba, Ruanda. In particolare non ha firmato nessuna convenzione sulla soppressione della discriminazione di genere, sull’educazione e neppure quello che regola la protezione dei popoli indigeni, né sulla difesa della famiglia e del matrimonio, né contro i genocidi, i crimini di guerra contro l’umanità, la soppressine della schiavitù e della pena di morte. Però ne parla in pubblico come se li avesse firmati ! Ha invece firmato e ratificato subito il trattato CONTRO LE ARMI NUCLEARI (10.2017)

Forse vi è uno sdoppiamento di personalità. Per quali motivi? Ne elenco 3.

  1. Uguaglianza uomo-donna, laico-chierico. La donna in realtà continua ad essere dipendente dal padre e dal marito e nella direzione della chiesa ha rango secondario. Il modello unico di famiglia: la convenzione introdurrebbe norma di condotta pubblica contraria al controllo dell’autorità della chiesa.
  2. Morale “cattolica”. I moralisti tirano fuori la vecchia teoria della “legge naturale”, per cui la donna è sottomessa all’uomo, vincolante per tutti.
  3. Gli “interessi” della chiesa. Il Papa vuol difendere le relazioni diplomatiche con gli altri stati e fare concordati tra Stato e Chiesa (che sarebbero intralciati o impossibili senza essere uno stato!).

La chiesa può essere una potente forza “politica” anche solo per la sua autorità morale e religiosa, ma non vuole conflitti e problemi. Per questo non ha sottoscritto la convenzione contro la pena di morte che oggi è stata firmata, così come contro l’apartheid.

Il Papa (e ancora più oggi con Papa Francesco) assolve una funzione simbolica che incide fortemente sull’accettazione dei diritti umani, e questi sono difesi nei suoi scritti, ma non applicati nella chiesa.

Bene, invece, l’ultimo trattato contro la proliferazione delle armi nucleari, subito firmato e ratificato (2017). Papa Francesco è poi intervenuto per cambiare il codice di diritto canonico dicendo con chiarezza che la pena di morte è contro il Vangelo.

DENTRO LA CHIESA: I DIRITTI UMANI

Fino alla rivoluzione dei “diritti dell’uomo” la gente sopportava, tutti facevano così perché si diceva che la legittimazione veniva da Dio: il mondo era dominato dal religioso con i suoi poteri.

Dalla rivoluzione francese restano irrisolti i diritti della persona, anche se poi il Vaticano II elogia la dichiarazione universale del 1948 e Giovanni Paolo II dice che nessuno può privare dei diritti uno dei suoi simili.

Però resta il fatto che questi trattati non vengono firmati.

La chiesa cattolica non lo fa perché non accetta il testo integrale dei diritti dell’uomo: la parità uomo-donna per cui dovremmo avere uomini e donne preti,vescovi e papi, la libertà di pensiero, di espressione, di insegnamento.

Inoltre la designazione partecipata dei suoi membri alle cariche pubbliche ecclesiali non ha forma democratica.

Nessun documento ecclesiale afferma con chiarezza che tutti i diritti si mettono in pratica nella Chiesa nella sua legislazione, nella vita dei fedeli. Perché? L’attuale sistema legislativo ecclesiastico non lo tollera.

Il canone di diritto canonico si fonda su altri principi costruiti nel tempo dalla chiesa cattolica, che si ritiene superiore ad ogni realtà civile e come tale il capo, che riceverebbe autorità da Dio, non risponde a nessuno.

Ma il fondatore Gesù di Nazareth dice così, rivolgendosi ai discepoli che cercavano i primi posti, “Ma tra voi non sia così” (Marco 10,43), concetto che mai è stato approfondito, troppo scomodo. Invece viene usato Matteo 17,18 “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. Ma come va usato? Dovrebbe essere messo in pratica come servizio. La lavanda dei piedi (Giovanni 13,15) conferma che la linea dell’uso di potere è il servizio. La chiesa cattolica ha letto come autorevole Matteo, e gli altri come “esortazione spirituale”. Invece Gesù condannava il potere tirannico ed oppressivo. E quando vede una reazione indignata contro Giacomo e Giovanni che discutevano dei primi posti, chiarisce “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Ma tra voi non sia così” (Marco 10,42-43). E’ un dominio contro (kata) il popolo. “Al contrario tra voi chiunque vuol essere grande sia servitore di tutti e chi vuol essere il primo sia il servo di tutti” (Marco 10,43-44). Diacono è chi serve a tavola, servo è uomo senza diritti, che si può comprare e vendere. Lavare i piedi era un lavoro da schiavo: significa rinunciare al dominio sugli altri.

Anche tra voi “dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Giovanni 13,14), vale per la vita intera non per un rito del giovedì santo. Le relazioni tra voi non siano mai di dominio. Chi vive da “schiavo” , ha scelto di essere a servizio, non può dedicarsi a togliere i diritti civili agli altri.

FIN DOVE ARRIVA IL POTERE DEL CAPO DELLA CHIESA EVANGELICAMENTE

Il pontefice non può governare andando contro il vangelo, quindi come governano i capi dei popoli “Tra voi non sia così” (Marco 10,43).

E’ chiaro che non può governare peggio di quanto facciano i capi dei popoli.

Quindi deve essere soggetto alle regole che rispettano i diritti umani. Ma fino ad oggi non sono stati sottoscritto i documenti giuridici e nemmeno il diritto canonico li ha inseriti.

Il Papa non può fare giuridicamente ciò che i capi dei popoli non possono fare: privare i loro sudditi dei diritti umani e governare in modo dispotico. Deve essere un esempio.

I diritti umani esigono dalla chiesa alcuni cambiamenti radicali:

  • uguaglianza dei diritti uomo-donna previsti nei diritti fondamenti dell’uomo (1948)
  • capire se possiamo credere in un Dio nel nome del quale, e per mezzo dell’autorità che viene da lui, si negano i diritti riconosciuti dalle istituzioni civili e laiche.

Il “diritto divino” (così definito dalla chiesa) che entra in conflitto con l’umano può essere accettato come divino? Se resta così e non viene risolto, sempre più persone si allontaneranno dalla fede in Dio e dalla religiosità.

La sintesi è fatta sulla riflessione di Castillo,J.Maria  “I diritti umani nella chiesa”, 2012

TORINO 2020.2
REDAZIONE DI FREDO OLIVERO San Rocco Torino