Luca 2,1-20

DIEDE ALLA LUCE IL FIGLIO …. C’ERANO IN QUELLA REGIONE DEI PASTORI

La Buona Notizia (Vangelo) è comunicata da Gesù di Nazareth attraverso la sua vita e la sua parola: Dio è padre che ci ama sempre al di là dei meriti; il suo amore non dipende dal nostro comportamento morale, secondo la giustizia umana retributiva, cioè se siamo buoni o cattivi, giusti o criminali. Il Vangelo non è codice di leggi da rispettare per guadagnarsi l’amore di Dio
L’amore di Dio non è attratto dai meriti umani, neanche dalle preghiere, dalla condotta perfetta.  Piuttosto è attratto dalla nostra miseria, come una calamita attira i chiodi.
Questo Dio, presentato da Gesù di Nazareth, è odiato dai detentori del potere religioso (sacerdoti, scribi cioè teologi, farisei cioè pii) perché inaccettabile. Anche noi non siamo lontani da questa idea di Dio giudice.

Il Dio delle religioni è un Dio da servire, nella bontà, con le preghiere, con le messe per tirarlo dalla nostra parte. E’ un Dio che si concede a chi lo merita. Un Dio del “commercio”, del “do ut des” (ti dò se mi dai).
Se Dio è giudice severo che dà solo a chi lo merita, a chi ce la fa, mi comporto di conseguenza: anche io premio i buoni, castigo chi non lo merita.Ma il Dio della fede non è così: è Padre e madre, è misericordia, è dono, non rifiuta nessuno e vuole creare un altro modo di vivere, fatto di perdono, di misericordia, di accoglienza, di condivisione.

Chi è il mio Dio? Di chi mi riconosco “figlio”? Io vivo nel mondo anche secondo l’idea di Dio che vive in me dichiarandomi credente.
Torniamo al vangelo di Luca. Chi erano i pastori del tempo di Gesù? Erano dei disgraziati, feccia della società, una sorta di “paria” sociali. Il Talmud (commento biblico ebraico) diceva: “Il Messia tarda ad arrivare perché ci sono i dazieri (pubblicani) i pastori, le prostitute” che impediscono la venuta del Regno di Dio.
Invece sono le tre categorie a cui Gesù di Nazareth si rivolge: prende un daziere, Levi, tra i collaboratori; ci sono al suo seguito delle prostitute; nasce ed i primi che incontra sono i pastori. Nel Talmud si diceva che i genitori non devono insegnare ai figli il mestiere di pastore perché sono ladri. Veramente sono sottopagati, disprezzati, esclusi dal tempio.
Dio, invece, raggiunge i pastori e questi hanno “grande paura” in quanto, pensando al Dio della religione, temono che li voglia distruggere. Invece scoprono che Dio è venuto proprio per loro, i disgraziati, ladri, violenti. “Per voi oggi nella casa di Davide è nato il Salvatore” (v. 10) e chi lo accoglie diventa puro, cioè è preso dal Padre nelle sue braccia.

L’amore del Padre è un perdono (super-dono) dato prima che venga richiesto, non chiede dichiarazione di pentimento. E’, infatti, ricevendo ed accogliendo il suo dono, la sua misericordia, che noi diventiamo buoni. La grazia, l’amore si accoglie, non si produce, ma si trasmette. Non serve purificarsi per avvicinarsi a Dio, ma è accogliendolo che ci abbraccia.
Gesù ha inaugurato la via di fede dicendoci che Dio che viene non dipende dai meriti. Ed il cristianesimo è fede, non una religione.
La nostra esperienza cristiana è accoglienza di un Dio che ci ama, per questo siamo figli. Dio sta dalla nostra parte e ci ama perché siamo così, cioè peccatori, incoerenti.

Torniamo ai pastori di Luca: i paria della società reagiscono all’annuncio ricevuto e diventano “missionari”, glorificano e lodano Dio. Dio non ha chiesto di pentirsi, di fare penitenza, li ha amati e resi liberi. Questa è la buona notizia: il Vangelo.
Le leggi, le regole non cambiano il cuore di nessuno, condannano o premiano. L’amore cambia il cuore. Se vogliamo aiutare qualcuno sul piano di fede, amiamolo come Dio ci ha insegnato ad amare, senza condizioni, giungendo fino al perdono

  

Fredo Olivero San Rocco Torino 2017.12 Natale