IL PECCATO INVENTATO PER TENERE I “CREDENTI” SOTTOMESSI ?

 

Quello che temevano le autorità religiose di Israele è accaduto: è apparso il Messia, Gesù di Nazareth  ma non è un profeta come Elia(che fa piazza pulita degli avversari), né come Giovanni, un portatore di messaggi ,inviato da Dio, che indica la

“luce” cioè Gesù Nazareno  e predica un battesimo di conversione.                                                                                            Questo Messia si presenta come uomo, “immagine del Dio invisibile” (Colossesi 1,15).Dio, dice Gesù, nessuno l’ha mai visto (1,18), ora si può vedere, toccare, ascoltare. Deve essere solo accolto (neanche cercato) perché è già presente :è “Dio con noi”.     E’ un Dio che non umilia la persona, ma la rende più forte, aperta, autonoma, capace di libera scelta di vita. E’ un Dio tutto da capire, diverso.

Giovanni evangelista , per spiegare la differenza con Giovanni Battista ,usa il paragone del levirato (“levir”=cognato): il cognato primogenito nella legge mosaica doveva dare un figlio alla donna rimasta vedova prendendola in moglie, mentre il figlio nato andava sotto il nome del fratello (Deuteronomio 25). Qualora questi avesse rifiutato, il diritto passava ad altro parente che lo esprimeva con un gesto simbolico: si toglieva il sandalo, lo dava a chi subentrava per indicare che la fertilità arrivava da lui. Giovanni Battista dice “di non essere degno di sciogliere i lacci del sandalo”, cioè lui non è lo sposo di Israele! (non è un gesto di umiltà). Ma questo si realizzerà con Gesù perché “è lui che deve crescere” (Giovanni 3,29) e renderà fertile “la vedova –Israele”.

Però l’arrivo dello “sposo” (Messia) che renderà fertile Israele-vedova è fonte di preoccupazione per le autorità detentrici del potere, non preoccupate della sterilità del popolo indotta dalle loro leggi umane di ricerca di potere, spacciate come divine, ma allarmate dalla nuova proposta di vita che giungeva.

Giovanni vede Gesù di Nazareth come l’agnello pasquale “che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1,29) segnando tutti con questo sangue della nuova alleanza, liberando il popolo dal peccato.

Qui non si tratta delle colpe degli uomini, ma del peccato che opprime l’intera umanità, una specie di cappa posta sul loro capo che ha impedito e interrotto le relazioni tra Dio e il suo popolo.

 E non è il cosidetto “peccato originale” ma  il rifiuto della pienezza di vita, di una vita di qualità che  Dio vuole comunicare  all’umanità, e il peccato è quello che impedisce questa relazione. E’ l’istituzione religiosa fine a stessa che non lascia più posto per Dio e interrompe un dialogo costruttivo, umanizzante. Da facilitatrice di questo rapporto la religione  è diventata il muro ,la cappa che impedisce  la comunicazione, la tenebra che non accoglie la luce.

Gesù vuole eliminare il peccato del mondo dando ad ognuno di noi la possibilità di uscire dal “dominio delle tenebre”(identificato qui con le istituzioni religiose chiuse in se stesse ).Sostituisce l’antica alleanza (fondata sulla legge) con un nuovo patto basato sull’accoglienza dell’amore misericordioso (o del suo Spirito). Ora l’uomo non deve più meritare l’amore di Dio, ma unicamente accoglierlo come dono gratuito, perché il Padre non guarda i meriti, ma i bisogni in qualsiasi situazione.

Gesù spiega  questo attraverso l’episodio conosciuto come “le nozze di Cana” dove l’evangelista vuol far capire che non è un fatto di cronaca, ma una verità che riguarda la fede. Per questo dà alcune chiavi di lettura.

  • Data: “il terzo giorno” (giorno dell’alleanza).
  • Personaggi: tutti anonimi (discepoli, madre, servitori, sposo, maestro di sala), solo Gesù ha un nome. Sono quindi personaggi rappresentativi di una situazione aperta ai credenti di ogni tempo e di ogni popolo. In questo episodio delle nozze di Cana manca “il vino” (Giovanni 23) e lo constata la madre di Gesù: non c’è il vino! E senza vino non si possono fare le nozze (è come un matrimonio senza amore). Nell’alleanza di Mosè, imposta con il terrore, vi era solo paura, sottomissione, non poteva esserci amore. Come poteva esserci con un Dio terribile, che avrebbe maledetto quanti trasgredivano la sua legge?.

        Alcune riflessioni  per noi oggi.

  • Quanto resta di questo Dio della paura nella cultura e nel cuore dei credenti di oggi e quanto è difficile estirparlo!.

All’assenza di vino-amore si contrappone la quantità di acqua, 6 giare di circa 100 litri ciascuna, in tutto più di 600 litri! Servivano per purificarsi. Sono di pietra (come le tavole dei comandamenti) ed è nella legge che si trova il concetto di purificazione a cui serve quest’enorme quantità di acqua.

La casta sacerdotale, attraverso la legge dell’impurità rituale, aveva “inventato il peccato” per tenere sottomesse le persone e inculcare il senso di colpa. “La forza del peccato è la legge”, dice Paolo in 1^ Corinti 15,56.

Queste leggi erano impossibili da osservare in modo che i fedeli si trovassero sempre con il senso di peccato di cui i sacerdoti rivendicavano la capacità di perdono ed il controllo delle coscienze.

Gesù di Nazareth annuncia un cambio radicale, offre la vera purificazione che non dipende più dalle leggi praticate, ma dall’amore accolto.

L’acqua era la purificazione esteriore, il vino è simbolo dell’amore che penetra nell’uomo e diventa suo sangue, permette di stabilire nuove relazioni personali ed immediate con il Padre.

Nella nuova alleanza l’uomo non deve purificarsi per incontrare Dio, ma è l’accoglienza del Signore (quindi anche partecipare all’eucarestia) che lo purifica e lo rende degno del suo amore.

Cambiata l’alleanza ,il tipo di rapporto con Dio, le istituzioni antiche sono inutili, non vanno purificate, ma eliminate, cominciando dal tempio di Gerusalemme e  da una legge religiosa esterna alla coscienza, imposta ma insopportabile per la dignità degli uomini e delle donne.

Fredo Olivero, san Rocco Torino,2015.6.