IL PROLOGO DI GIOVANNI: INNO DELL’AMORE DI DIO PER GLI UOMINI E LE DONNE

 

La Bibbia inizia :“In principio Dio creò i cieli e la terra …..” (Genesi 1,1). Giovanni non è d’accordo e dice, secondo lui, qual è il vero inizio: “In principio c’era (già) la Parola” (Giovanni 1,1) ed usa il termine greco “logos” che indica la parola creatrice di Dio.

Questa esisteva già prima e doveva realizzare tutto il progetto di Dio.

E corregge anche la tradizione dei “padri” storici rabbini: “Con 10 parole fu creato il mondo”.

Per Giovanni, il mondo e l’uomo furono creati da un’ unica Parola: il comandamento dell’amore vicendevole che esprime la volontà di Dio.

Così Giovanni cambia una serie di pilastri dell’alleanza con la figura di Gesù di Nazareth ed il suo messaggio “La legge fu data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (1,17).

Questa “Parola” personificata in Gesù di Nazareth sostituisce tutte le altre, basate sulla legge da osservare, attraverso una nuova relazione con Dio, che vuole essere padre e ci propone di accogliere il suo amore, che  dona a tutti gratuitamente e comunica vita all’umanità.

Precede anche la nostra richiesta e formula l’offerta con un’unica proposta “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati…..” (13,34). Questa offerta sorpassa ogni immaginazione e consiste nell’innalzare l’uomo al suo livello e dargli la sua condizione divina.

Questo progetto è centrale e tutto quel che fa mira a sollevarci al suo livello. Tutto è creato da questa parola e senza di questa  nulla esiste (1,3).

Il mondo è, dunque, un prezioso compagno di viaggio, che accompagna il cammino dell’umanità. Non c’è da rimpiangere “paradisi perduti” (paradiso terrestre), ma lavorare per la piena realizzazione dell’uomo e del mondo. Il compimento del progetto sarà l’umanità di Gesù di Nazareth “La parola si fece carne” (1,14). La condizione divina non sarà suo privilegio esclusivo, ma ogni uomo e donna sono nati da Dio, che non è disgustato dell’uomo, ma ne è innamorato; Giovanni dice “Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio…..” (3,16).

Con questa lettura l’uomo non si sente schiacciato nei suoi limiti, ma sollevato da Dio amante dell’umanità che solleva al suo livello.

Gesù, dunque, inaugura un nuovo rapporto tra i figli ed il loro padre, che non considera più servi, ma figli reali (che ereditano la sua vita). Ognuno di noi, uomo o donna, ha la dignità divina. Dirà S. Anastasio “Il verbo di Dio si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio ……”

Gesù di Nazareth ha messo la sua residenza in mezzo a noi (Giovanni 1,14), si può vedere, ascoltare, toccare. E la sua presenza elimina ogni tempio o luogo sacro: è lui il nuovo santuario di Dio, camminerà accompagnandoci.

Il Dio di Gesù diventa profondamente umano, e più l’uomo si umanizza, più accoglie il divino che si è fatto uomo.

Ora, per conoscere Dio, non ci sono luoghi in cui andare, ma bisogna accogliere dentro di noi il suo amore: tutti possiamo farlo.

Dio era presentato come Altissimo, lontano, nell’alto dei cieli, irraggiungibile (“al settimo cielo”). Erano necessari dei mediatori per raggiungerlo anche se “si chinava” sugli uomini, come dice il Salmo 14.

Ora, in Gesù di Nazareth, si realizza il progetto di Dio che elimina le distanze, elimina, scalza anche la mediazione, e l’uomo e la donna possono “diventare come Dio”.

E’ l’irruzione di Dio nella storia, che viene a cercare le persone, a convivere con noi, si fa chiamare “Emanuele” (“Dio con noi!”). E’ la novità di Dio Padre che si avvicina a noi e ci solleva, proponendoci una qualità nuova di vita “da condividere” con gli altri uomini e le altre donne.

E questo senza segni particolari, basta accogliere la sua attenzione, il suo amore misericordioso, che definiamo in molti modi: Spirito, amore misericordioso, Emanuele, Gesù di Nazareth.

CONCLUSIONI

–          Chi ha ancora paura di questo Dio che si è identificato con gli uomini e le donne facendosi “carne” (uomo nella sua debolezza) per sollevarci alla sua condizione? Certamente nessuno.

–          Questo Dio non è da cercare nell’alto dei cieli, ma da accogliere, condividendo il suo modo di amare nei confronti delle persone, rendendo più umana questa vita.