*ANALISI DEI SACRAMENTI: SIMBOLI DI LIBERTA

PREMESSA

Perché esistono, che cosa significano, perché la Chiesa  cattolica dà molta importanza ai Sacramenti?

Sono le pratiche a cui la chiesa territoriale (parrocchia, diocesi) dedica  più tempo, dove c’è la presenza maggiore di credenti .

Perché la chiesa dedica tanto tempo ai sacramenti? Per esempio: quanto tempo viene dato in una parrocchia ad eucarestia, penitenza, battesimo, matrimonio?

Proviamo a pensare: se dalla chiesa togliamo tutto ciò che è sacramento, che cosa rimane?

Crolla la chiesa territoriale.

Se le togliessimo il vangelo non se ne accorgerebbe nessuno, continueremmo ad essere “cristiani”!

La fedeltà ai “rituali! ha sostituito quella a Gesù di Nazareth. Ma il  Dio Padre di Gesù era fuori dallo spazio del tempio, si trovava nel “profano”, nello spazio non sacro.

Gesù di Nazaret si identificava nella gente semplice:nei poveri, nelle persone  che  stanno in carcere,negli stranieri, nei malati,nei costruttori di dialogo e di pace ,nelle persone messe al margine .E’ lì che si trova il Dio di Gesù di Nazaret.

Questa  è la prima cosa essenziale: siamo credenti nel Dio di Gesù di Nazaret,dobbiamo avere questi atteggiamenti.

 

1.CHE COSA E’ UN SACRAMENTO

“Segno religioso” dice il catechismo cattolico. Parlando più  nel profondo per cercare di capire , sono da esaminare due parole greche: bios e logos.

Logos è parola, concetto, idea e “progetto”.

Bios è vita, espressione umana,” rapporto”.

Centrale è il tema della comunicazione umana, dei rapporti umani.

Sacramenti: “sono i segni della comunicazione con Dio”. Ogni comunicazione si fa con il logos e con il bios, mediante la parola e la vita.

Logos è concetto, parola: quello che possiamo comunicare con la bocca o con i segni.

Bios è comunicazione attraverso la vita: come una madre incinta comunica con il figlio che si porta in grembo, prima della nascita, con i sensi, l’odore, il gusto, il tatto.

Sono esperienze determinanti che segnano la vita della persona per sempre.

E nella vita determinanti non sono solo i concetti, ma soprattutto le esperienze umane, le espressioni che portano vita. Quindi è il simbolo (che corrisponde a vita) il più importante ed è sempre culturale ed interculturale(vale per ogni cultura). Questi simboli avvengono all’interno di riti (rituale) che hanno la funzione di armonizzare l’espressione collettiva, globale.

 

2.L’ORIGINE DEI RITUALI

Il biblista  e teologo di grande livello Castillo Josè Maria ,di cui presento le riflessioni,si chiede:

”Gesù ha fondato una religione?”.Risponde “No!” Non poteva: la “religione” ufficiale lo ha ucciso,i suoi capi lo hanno messo a morte di croce”.

Gesù, dunque, secondo Castillo ,non ha istituito nessun sacramento! Neppure ne ha somministrati.

Ma nel vangelo (Giovanni 3,22) si dice che battezzava (in realtà ,secondo lui ,erano i suoi discepoli o forse quelli di Giovanni Battista).

“L’eucarestia celebrata da Gesù fu una cena per dire addio ai suoi amici: una cena di saluto, non un rituale.” Né, in questa cena, ha consacrato sacerdoti. Gesù ,secondo Castillo,non ha mai istituito il sacramento dell’Ordine. Ha lottato contro questi riti religiosi. Ha detto “Questa è una falsa religiosità perché quello che importa non è ciò che da fuori entra nell’uomo, ma quello che esce dal cuore dell’uomo”.

Di per sé ,da solo il rituale non cambia le persone, non le migliora.

Gesù, poi,  secondo Castillo e diversi altri biblisti,fu un laico, non un sacerdote o un funzionario amministratore di rituali: vi erano, per questo, i sacerdoti del tempio.

Gesù non ha creduto a queste cose: “il centro della sua religiosità non si trova nei rituali, ma nel comportamento etico orientato alla misericordia. Lì, nella misericordia, sta la chiave della Salvezza”. “Pensiamo al cosiddetto “giudizio finale” di Matteo 25: decisivo è l’atteggiamento verso gli ultimi, i disprezzati, non i rituali, ma come hai gestito il tuo rapporto umano con gli altri!”

 

3. RITUALI: QUANDO SONO COMINCIATI?

Da San Paolo, negli anni 50-55, 15-20 anni dopo la morte di Gesù, prima che fossero scritti i vangeli.

San Paolo, nella lettera ai Romani capitoli 5 e 6, spiega il battesimo come rituale per integrare ogni persona  nella Salvezza operata dalla morte e risurrezione di Cristo.

Ma Paolo non ha conosciuto Gesù, né ha voluto andare a Gerusalemme ad incontrare i discepoli prima di partire per il primo viaggio fuori di Israele. Fino a che punto si è “convertito”?

Il linguaggio che usa ripete che continua a credere al Dio dei Padri, di Abramo. Paolo ha organizzato una teologia che si traduce in un rituale: il battesimo di conversione e poi, al capitolo 11 di 1^ Corinzi, racconta l’istituzione dell’Eucarestia come memoria e proclamazione della morte e risurrezione del Signore.

Quindi, battesimo ed eucarestia vengono storicamente da Paolo. Fu lui a cercare gli elementi base per il culto: acqua, pane, vino.

E il culto non era nel tempio, ma era domestico, nelle case private. E non c’erano ministri ordinati, almeno fino al 200. Lo stesso tema dell’ordine arriva più tardi. Gesù non ha ordinato nessuna persona: l’ordine non apparteneva alla cultura giudea, ma romana ed era un rituale politico e civile di cui si sono appropriati i dirigenti della chiesa nel terzo secolo. Ne parla Tertulliano nella prima di metà del 300.

Il battesimo era celebrato da qualsiasi cristiano. L’eucarestia era presieduta dal signore o dalle signore della casa (le donne hanno occupato un ruolo importante nella comunità di Paolo): era una cena ordinaria, amministrata da qualsiasi cristiano. Prima e dopo si celebrava una memoria della cena del Signore. Ricordate a Corinto: i ricchi arrivavano prima e mangiavano bene, poi arrivavano i poveri e restavano con la fame, e insieme si radunavano per celebrare la memoria di Gesù. Questo Paolo lo condanna.

Sulla nascita di Gesù: è detto il Nazareno perché è nato a Nazareth (non a Betlemme città di Davide, questa è la preoccupazione degli evangelisti). Lì erano i suoi familiari ben conosciuti.

Lo fanno nascere a Betlemme “teologicamente” per collegarlo alla discendenza di Davide “pastore”, non re.

Gesù predicava il vangelo guarendo gli ammalati, perché il Dio annunciato non è il Dio dei rituali, ma il Dio della salute, della felicità umana, dei rapporti umani, della vita.

Il discorso della montagna è centrato infatti sui rapporti umani e su quello che li può impedire (denaro, ambizione, orgoglio, invidia, potere, religione rituale…).

Già nel 3°e 4° secolo (Tertulliano, Lattanzio) hanno sentito il bisogno di sviluppare dei rituali, di concentrare nei riti la religione. Ed è avvenuto che la religione ha lasciato le necessità delle persone, i bisogni dei poveri, per diventare  ritualità.

La chiave dei riti l’hanno i vescovi, i preti, i “consacrati”.

 

4.Torniamo ai “sacramenti”. Gesù non ha istituito –secondo Castillo-nessun sacramento. “Sacramentum” è una parola latina che significa giuramento di fedeltà all’imperatore.E’ in tutte le lingue tradotto con  “sacramento”. E i sacramenti, i riti sono cresciuti man mano che l’impero crollava. Gli imperatori (da Costantino in poi) hanno capito che bisognava difendere “la religione”.

A sintetizzare meglio questa intuizione sarà Machiavelli (nei “Discorsi”): la cosa più importante che deve fare la politica per mantenere forte e unito il potere è proteggere la religione.

 

5.Il battesimo

Il battesimo è fare esperienza dello Spirito: non è solo di acqua, ma in Spirito (Matteo 3,11, Marco 1,8), forza che muove e sostiene gli uomini, esperienza di gioia, di esultanza, di amore, di libertà.

Il verbo greco “baptisthénai” significa “fare un bagno di immersione” (e traduce l’aramaico “tebal”), l’acqua qui è usata come simbolo di morte (l’acqua ha anche significati di vita).

Nelle prime comunità la relazione battesimo-morte era familiare: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù siamo stati battezzati nella sua morte?” (Romani 6,3). E Gesù ha ricevuto nel battesimo la missione che il Padre gli affidava: l’offerta della propria vita senza riserve, morire per il popolo di Dio diventato universale.

Il passaggio del Mar Rosso per gli Ebrei fu il passaggio dalla schiavitù alla libertà, fu il battesimo di liberazione. Quindi il battesimo cristiano, attraverso l’acqua, comporta l’esperienza della propria liberazione dalla legge, dal peccato, che ora non ha più dominio sui cristiani. Ora la legge del credente è l’amore ed il vero credente, che vive l’esperienza di sentirsi figlio di Dio, è un uomo veramente libero.

Chi ama e chi si sente amato si sente pienamente libero. Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà (2 Corinti 3,17).

6.L’eucarestia

“La chiesa cattolica è l’eucarestia”,la messa : questo, oggi, è il fatto centrale.

Ma solo dopo il secolo 8°, quando il centro dell’eucarestia era ancora attorno ad una tavola, il celebrante si è separato dalla comunità, si è messo con le spalle rivolte alla gente.

Gesù, invece, si metteva a tavola con i suoi seguaci, mangiavano insieme (non è mai stato un atto religioso!). Il tema era la convivialità, l’atto di mangiare insieme, condividere a tavola è condividere la vita: chi mangia insieme si sente più unito.

E’ da approfondire il senso della tavola condivisa con tutti; Gesù infatti non esclude nessuno. Ora, purtroppo, è il rituale che si sovrappone all’esperienza della vita, della condivisione. Il rischio è che cada il valore dell’esperienza e continui il rituale. Ed allora il rituale diventa un inganno, è fatto senza mettere in comune nulla.

L’eucarestia, come si celebra oggi, è associata alla dignità del sacro, al potere di una persona sacra (il prete, il presidente). La prima teologia dei sacramenti è di Pietro Lombardo (sec. 11°), professore a Parigi (il libro “Sulle sentenze”) che dice “L’essenza del sacerdozio è il rapporto con il potere per la conversione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo”. Solo questa persona ha questo privilegio.

In tal modo funzione pastorale e profetica si sono separate nel sacerdozio e si è evidenziata la ritualità.

E sono rimaste separate dall’11° secolo al 20°, con il Vaticano secondo, quando la figura del Vescovo ,del prete, degli ordinati sono stati nuovamente uniti in un unico sacramento. Ma si è rafforzato il potere esclusivo degli ordinati.

E l’eucarestia  è diventata un privilegio dei preti, non più un diritto dei credenti.

Però la mancanza di preti oggi vede molti gruppi credenti che celebrano l’eucarestia senza prete: ed è valida questa memoria della cena del Signore,anche se non è ufficialmente riconosciuta.

Gesù ha detto due volte (Matteo 9 e 12) “Misericordia voglio e non sacrifici”, cioè i rituali.

Perché la misericordia, la bontà, l’amore cambiano le persone,i  riti no.

Ricordiamo la lettera ai Corinti cap. 11: celebravano prima la cena poi l’eucarestia, ma erano divisi, con contrasti tra loro, scontri e Paolo dice “L’eucarestia non è possibile”.

Determinante nell’eucarestia non sono né il prete, né il pane e il vino, né il rituale, ma l’unione di tutti i partecipanti. Se c’è questa unione si può fare memoria del Signore.

L’eucarestia è vera quando si celebra uniti: serve a unire le persone, a vivere come  ha vissuto Gesù.

 

7.La dottrina dei Sacramenti (cap. 7 del Concilio di Trento) dice: i sacramenti sono istituiti da Cristo, sono 7, comunicano la grazia …… “ex opere operato” (automaticamente).

Josè Maria Castillo nel suo libro “La dottrina della Chiesa sui sacramenti” ha dimostrato che tutto questo non appartiene alla fede espressamente dichiarata  della Chiesa. Non è storicamente vero che sono sempre stati 7 i sacramenti, né che li ha istituiti Cristo così come sono oggi.

Colui che nega i sacramenti indicati nel cap. 7 degli atti del Concilio di Trento può sbagliare, ma non è dichiarato eretico dal Concilio(quindi queste verità  non appartengono  alla fede della Chiesa).

Per quanto riguarda, inoltre, i tre sacramenti che imprimono un carattere (battesimo, cresima, ordine) i Vescovi a Trento non si sono messi d’accordo,per una definizione dogmatica solenne.

Ancora oggi, pur essendo presente nel catechismo, non è dottrina di fede neanche il carattere di questi tre sacramenti.

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*NB. Sono spunti presi dal  seminario di Josè Maria Castillo, Simboli di libertà, 2011 a Montefano.

Testo di approfondimento: José M. Castillo “Simboli di libertà, analisi teologica dei Sacramenti”, Cittadella Editrice, Assisi, 1983 (1^ edizione). Ancora in commercio (ristampa) .

Fredo Olivero, autore della sintesi, 2014.10 .

 

TORINO San Rocco 2014.10.