Luca. 9,18-24

 

“TU SEI IL CRISTO DI DIO!”

“IL FIGLIO DELL’UOMO DEVE MOLTO SOFFRIRE”

 

Dopo la condivisione di pani e pesci, gli apostoli pensano che il Messia (= Cristo in greco) ripetesse i gesti clamorosi del primo messia Mosè (che fece scendere dal “cielo” la manna).

“Gesù è da solo (letteralmente) a pregare”. Nei momenti importanti, decisivi della sua esistenza, Gesù prega, e qui si sottolinea “è solo” (come nell’orto degli Ulivi).

I discepoli non lo condividono, non si associano alla preghiera di Gesù, lo accompagnano da vicino, ma non lo seguono.

Gesù pone loro una domanda “Le folle chi dicono che io sia?” (quelle dei pani, quelle che nella breve predicazione avete incontrato?)

Risultato deludente: hanno in mente e lo paragonano a Giovanni Battista, altri ad Elia (profeta combattivo), altri pensano ad un profeta potente che presenta una figura di Dio che castiga, giustiziere.

“Ma voi chi dite che io sia?” (avete, cioè, capito qualcosa di più?)

Pietro per tutti “Sei il Cristo (Messia) di Dio!”: il figlio di Davide, il Messia atteso, che con la violenza doveva inaugurare il Regno di Israele.

Anche Pietro non ha capito! Non è in linea con la predicazione di Gesù. Matteo al cap. 8 dirà “lo sgridò” a nome di tutto il gruppo. E ordinò di non riferirlo a nessuno. Attenzione, perché lui non è il messia della tradizione!

 

E con pazienza si rimette a spiegare. “Il figlio dell’uomo (io, l’uomo nella condizione divina) deve soffrire molto ed essere rifiutato”, altro che messia dominatore!

Rifiutato dagli anziani (aristocrazia economica) e da quelli della chiesa ufficiali (scribi e farisei), venire ucciso; lo contrasteranno l’istituzione religiosa e quella politica ed il terzo giorno deve risuscitare, sarà definitivamente vivo.

Qui è chiaro: due figure di messia opposte, quella tradizionale (discepoli) e quella nuova al servizio degli uomini (Gesù).

Poi Luca – come Matteo – fornisce una proposta “Se qualcuno vuol venire dietro a me” (libertà di scelta) rinunci ai suoi ideali di nazionalismo, di potere, di trionfo, si carichi la sua croce (la sollevi), cioè accetti anche il marchio del non successo da parte della società, lasci i sogni di gloria e mi segua. Sappia il rischio che corre di perdere la reputazione.

Perché? “Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi la perderà per causa mia, la salverà”.

Per Gesù dare non è perdere, ma chi crede di realizzarsi con il successo ed il dominio va incontro al fallimento della vita. Chi sa “dare la vita” per gli altri si realizza in pieno.

 

Questo è il testo del vangelo. Tradurlo tocca a noi.